Il cacciatore di ossa by Stuart MacBride

Il cacciatore di ossa by Stuart MacBride

autore:Stuart MacBride [MacBride, Stuart]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 2011-12-15T09:04:59+00:00


22

Il fuoco s’innalzò verso il cielo divorando tutto; legno, plastica, carta, carne. Le fiamme scoppiettarono e sfavillarono nella notte piovosa - l’acquazzone era impotente di fronte a quella passione indomita. Questa volta aveva versato parecchia benzina nella buca delle lettere. Il suo crematorio privato.

La posizione era perfetta: una stradina sinuosa lungo fiume, nella parte sud della città. Alte mura di pietra da una parte - che racchiudevano la miserevole vita di una qualche specie di hotel - e case isolate e derelitte dall’altra. Il posto era sufficientemente appartato perché l’allarme non fosse dato troppo presto; e nel frattempo gli offriva numerosi recessi dai quali osservare indisturbato la devastazione portata dalle fiamme. Se anche avessero dato l’allarme, i vigili del fuoco erano già impegnati altrove.

Sapeva che non avrebbe dovuto essere lì. Non così poco tempo dopo l’altro incendio. Sapeva che si sarebbe messo nei guai questa volta, ma non poteva farci nulla. Dall’altra parte della strada, avvolto dall’oscurità, il viso contratto in una smorfia; mentre saggiava la propria erezione, le finestre del secondo piano esplosero in una cascata di vetri.

Dio, che spettacolo meraviglioso.

Le urla erano durate per dieci interi minuti. Quattro molotov erano piombate attraverso le finestre delle camere da letto. Qualcuno aveva persino sfidato quell’inferno riuscendo a raggiungere il corridoio; aveva picchiato spasmodicamente contro la porta d’ingresso, ignaro del fatto che fosse inchiodata, proprio come quella sul retro. Si morse il labbro inferiore immaginando la carne delle vittime che si squarciava e crepitava tra le fiamme. Il fuoco che infieriva al piano di sotto, il fuoco che si scatenava al piano di sopra. Nessuna via di fuga. Tutto ciò che potevano fare era morire. Grugnì e rabbrividì… Strinse ancora più forte, tentando di prolungare il piacere, ma era troppo tardi. Buttò indietro la testa e gemette in estasi; all’unisono con il tetto che cedeva, lasciando dietro di sé un’eruzione di scintille bianche e arancioni che vorticavano nel cielo. Finalmente arrivarono gli uomini della squadra antincendio, che prontamente puntarono in aria scale e manichette. Ormai troppo tardi per le quattro persone che giacevano carbonizzate sotto le macerie fumanti.

Non avrebbe dovuto incendiare la casa; questa volta si era davvero ficcato nei guai.

Ma per il momento, non gli importava.

Le sette e quarantacinque di venerdì mattina, seccato, esausto e con i postumi di una sbornia. Logan non aveva avuto una grande nottata; la Steel lo aveva mandato a casa presto e così aveva deciso di scolarsi una bottiglia di whisky dodici anni. Si era abbandonato all’ubriachezza, alla malinconia, alla più profonda depressione. Un minuto prima l’agente Maitland era in stato vegetativo persistente, quello dopo era morto. L’ispettore Insch aveva detto a Logan di non preoccuparsi: era terribile, ma quelle cose accadeva-no in continuazione. Non era colpa sua. Sarebbe passato tutto. E quando l’ispettore si era allontanato nella pioggia, la Steel gli aveva detto che erano un mucchio di cazzate. Per i suoi nemici, quella sarebbe stata l’occasione ideale per accoltellarlo alle spalle.

La mattina seguente, non appena tornò al lavoro, la convocazione dell’ispettore Napier era lì ad attenderlo.



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